Dizionario Biblico

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Urim e Tummim (in ebraico pare significassero: rivelazione e verità)

Erano oggetti che, secondo gli antichi ebrei, permettevano, tramite una specie di ordalia, (pericolosa prova fisica, spesso particolarmente cruenta cui era sottoposto un accusato e dal cui esito, ritenuto giudizio divino, dipendeva la dichiarazione d’innocenza o colpevolezza) di comprendere quale fosse la volontà divina (1 Sa 14:41-45; Ed 2:63; Ne 7:651). Non se ne conosce l’esatta fattura e l’uso ma sembrerebbe trattarsi di due pietre, finemente lavorate, che si celavano nel pettorale (Es 28:30; Le 8:82) dell’efod* indossato dal sommo sacerdote (De 33:83).

Usura (dal latino usura(m) – godimento dell’uso di un capitale)

Prestito di denaro a tassi di molto superiori a quelli legali o di mercato posto in atto per arricchirsi.  Pratica, purtroppo, molto antica che, nel compendio delle leggi divine, l’autore dell’Esodo e del Levitico ha condannato (Es 22:25; Le 25:35-371). I consigli a non praticarla (Sl 15:4-5; Pr 28:8; Ez 18:7-9, 14-172) e i castighi (Ez 18:10-133) non sono pochi. Neemia la rimproverò ai notabili del paese (Ne 5:1-134) e il Signore stesso rinfacciò a Gerusalemme questo peccato (Ez 22:1-165).

Vangeli sinottici (dal greco euangelion - synopsis vedere con, o vedere insieme)

Il termine, in uso dal 1780, si riferisce ai vangeli di Matteo, Marco e Luca, scritti seguendo uno stesso copione ma con prospettive diverse. Matteo scrive per gli ebrei e sviluppa temi a loro cari quali la Legge, le profezie dell'AT e il regno messianico. Marco scrive ai Romani parlando della potenza di Gesù (sono riportati molti miracoli), mentre Luca scrive per i Greci/gentili con tanti dettagli sull'umanità di Gesù (la nascita, l’infanzia, la genealogia legale secondo la linea di Giuseppe).

Vangelo (dal greco euangélion – buona novella)

È l’annuncio della predicazione del regno di Dio e della redenzione dell’uomo a opera di Gesù. Egli stesso lo afferma (Is 61:1-3; Mt 11:4-6; Lc 4:16-211) e la Bibbia, innumerevoli volte, lo asserisce (Mt 4:23; 9:35; Mc 1:14-15; 8:35; Lc 7:222), chiamandoci alla sua divulgazione (Is 52:7; Mc 16:15; At 20:243), a una testimonianza fedele (Ro 1:16; 15:19-20; 2 Ti 1:84) fatta senza interesse alcuno (1 Co 9:12-185) se non la salvezza comune (Ro 1:17; 1 Co 9:236).

Vangelo sociale (dal greco euangélion – buona novella e dal latino sociâle(m) da socius - compagno)

Il vangelo sociale è un’espressione derivante dal cristianesimo liberale sorto dal protestantesimo americano alla fine del XIX secolo volto, in una società laica, all’applicazione dei principi del cristianesimo alle problematiche della collettività con speciale salvaguardia del mondo operaio. Non è da confondersi, però, con la visione politica del socialismo cristiano. Gli uomini di punta di questo movimento furono R.T. Ely (1854-1943) della chiesa episcopale, J. Strong (1847-1916) dell’alleanza evangelica e il pastore battista W. Rauschenbusch (1861-1918) considerato il teologo del movimento.

Vanità (dal latino vanitate(m) da vanus - vano)

Per natura l’uomo è vanità (Sl 39:5-6, 11; 62:9; 144:3-41). Tutto di lui passa e si dissolve (Gb 7:16-17; Pr 31:30; Ec 12:1-22), non solo le cose più ovvie (Pr 21:6-7; Ec 2:1-11; 5:10-113), ma persino ciò che potrebbe sembrare nobile (Is 57:11-12; 1 Co 3:18-20; Ec 2:9-114). La stessa fede senza le opere è vanità (Gm 2:14-205), ciò nonostante non se ne fa tesoro (Sl 49:10-13; At 14:156). Il credente, evitandola, sarà benedetto (Sl 24:4-5; 31:5-67), ma all’empio, Dio ne chiederà conto (Gr 2:4-5, 98).

Vegliare (dal latino vigilare da vegil – sveglio)

Uno dei compiti cui il credente di ogni tempo è chiamato, è quello di vigilare. Dobbiamo vegliare per non cadere in tentazione (Mt 26:38-41; Mc 14:37-38; 1 Pt 5:8-91); in attesa del ritorno di Cristo (Mt 25:1-13; Mc 13:32-37; Lc 21:34-36; 1 Te 5:1-6; Ap 16:152); in sostegno di chi prega o si trova nell’angoscia (Mt 26:36-38; Mc 14:343); per chi ha cura delle anime (At 20:28-314); per combattere e intercedere in preghiera (Ef 6:15-18; Cl 4:25); per la nostra fede (1 Co 10:12; 16:13; Ap 3:10-116) e, alla fine, grande sarà il premio (Lc 12:37; Ap 3:127).

Vendetta (dal latino vindicta(m) - verga con cui si toccava uno schiavo per porlo in libertà)

La legge mosaica la proibiva (Le 19:181) anche se, in un certo senso, la regolava (Es 21:1-272). Era attuabile solo su espresso ordine del Signore (Nu 31:1-33) il quale si riservava di porla in atto contro l’infedeltà (Le 26:23-25; De 32:35, 41; Is 1:244). Nel N.T. il credente è chiamato a perdonare (Mt 5:38-45; Ro 12:17-21; 1 Pt 3:8-95), amare (Lc 6:32-366), benedire (Ro 12:147) ed evitarne il compimento (1 Sa 24:8-148) fidando sempre e solo nell’opera di Dio (Pr 20:229). Tremendo è il castigo per chi se ne rende colpevole (Ez 25:15-17; Eb 10:28-3110).

Verità (dal latino veritate(m) - da verus - vero)

“Che cos’è verità? (Gv 18:37-381). Il mondo, che non conosce lo spirito della verità (Gv14:172), ha tentato per secoli di comprendere il significato di questa domanda. Pilato voltando le spalle a Gesù, non ha potuto rendersi conto che la risposta Gli stava davanti (Gv 14:6-73). Nella Sua preghiera sacerdotale (Gv 17:1-264) Gesù l’accerta in maniera inequivocabile (Gv 17:175), pertanto, con quest’affermazione, identifica in modo assoluto se stesso (Gv 1:1-5, 9-146) e la Sua  Parola. Irrinunciabile nel cementare i rapporti fraterni (Ef 4:257), diventa essenziale per ogni forma di testimonianza (2 Co 4:2; Ef 5:8-9; Ef 6:13-198).

Vescovo (dal greco epískopos - sorvegliante da episkopêin osservare, sorvegliare)

Nella Chiesa primitiva, ogni comunità era retta da un gruppo di “anziani (1 Ti 4:141) o vescovi (sorveglianti)” incaricati di “pascere il gregge” per conto di Cristo (At 20:28; 1 Pt 5:1-42). Paolo, durante il rientro dal suo terzo viaggio, da Mileto (At 20:173) convocò gli “anziani” della comunità di Efeso per impartire i suoi ultimi insegnamenti (At 20:28-314). Questo ci fa dedurre che “anziano o vescovo” fosse la stessa carica. Anche Pietro si dichiara “anziano”, quindi vescovo (1 Pt 5:1-25). Paolo non ha dubbi su quelle che devono essere le caratteristiche di chi vuol reggere questo compito (1 Ti 3:1-7; Tt 1:5-96). Solo nel II secolo si comincia a diversificare la funzione.




 
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