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I catari

I CATARI, detti anche ALBIGESI

 

Catari, termine di origine greca (katharos – puro).

   Nella storia del cristianesimo medioevale esistevano alcuni gruppi e sette religiose che si richiamavano a un particolare e rigido stato di purezza dottrinale, morale ed etica, alla ricerca dei valori che caratterizzavano la chiesa neotestamentaria.

   In questo contesto troviamo un vasto movimento settario denominato dei “càtari” e che comprendeva anche gli “albigesi” (il ramo provenzale di tale setta). Difficilmente tale corrente può essere definita cristiana e certamente non può essere inclusa nei vari momenti di risveglio che portarono poi alla Riforma e all’evangelicalismo d’oggi. Il pensiero dei càtari si diffuse nei secoli XII e XIII, interessando in particolare la Francia meridionale con al centro la città di Tolosa. Un forte impulso maturò anche al centro-nord d’Italia.

 

LE CARATTERISTICHE DELLA LORO DOTTRINA:

 

Rifiutavano:

 

Ammettevano:

 

Tolleravano:

 

 

ERANO APPREZZATI PER:

   Essendo una filosofia che traeva le sue origini dall’oriente (Persia e India) sostenevano l’idea della reincarnazione.

   Il movimento fu caratterizzato dall’eresia dualista, o docetismo, per cui non riconoscevano l’incarnazione di Gesù, e, di conseguenza, rifiutavano il battesimo in acqua e la Santa Cena (eucaristia). Rigettavano tutto ciò che riguardava la materia, considerata peccaminosa e contaminata. Da qui il rifiuto del matrimonio e di tutti i cibi che derivavano da un rapporto sessuale, uova e latte compresi.

   Non riconoscendo la chiesa romana come istituita da Gesù, i càtari crearono una propria gerarchia ecclesiastica, che, sebbene inizialmente benvista da alcuni vescovi cattolici, presto fu fortemente osteggiata dal Vaticano al punto da ingiungere, per ordine del papa Innocenzo III e al comando di Simone di Montfort, la prima crociata contro chi professava il nome di Cristo. Tale tragico evento portò allo sterminio quasi totale dei seguaci della setta. Stando agli annali vaticani, nella strage di Béziers persero la vita 20.000 persone, ma secondo gli stessi crociati e fonti popolari, le vittime furono almeno un milione. Il massacro di Marmande, nel 1219, divenne proverbiale grazie a quanto descritto nella “Canzone della crociata albigese”, ove si narra che le armate cattoliche “corsero nella città agitando spade affilate, e fu allora che cominciarono il massacro e lo spaventoso macello. Uomini e donne, baroni, dame e bimbi in fasce vennero tutti spogliati, depredati e passati a fil di spada. Il terreno era coperto di sangue, cervella, frammenti di carne, tronchi senza arti, braccia e gambe mozzate, corpi squartati o sfondati, fegati e cuori tagliati a pezzi o spiaccicati. Era come se fossero piovuti dal cielo. Il sangue scorreva dappertutto per le strade, nei campi, sulla riva del fiume”.

   In Italia l’eresia catara ebbe un buon seguito nelle località di: Firenze, Milano, Mantova, Piacenza, Desenzano sul Garda, Sirmione, Verona, Treviso, Rimini, Viterbo e Orvieto.

 
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